L’implantologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della sostituzione degli elementi dentali persi con radici artificiali in titanio (viti). L’applicazione di un impianto richiede un intervento chirurgico per l’inserimento delle viti all’interno dell’osso.
L’implantologia può essere realizzata:
1- Al momento delle estrazioni dei denti (implantologia post-estrattiva immediata). Verrà consegnata al paziente una protesi estetica-funzionale, non rimovibile, entro 24/48 ore dall’intervento.
2- Posticipata aspettando la guarigione dell’osso in cui era presente il dente. In questo caso si aspetterà un periodo di 3 mesi per la mandibola, di 4-5 mesi per la mascella e di 6-10 mesi in caso di innesto osseo. Quindi il carico delle viti potrà essere immediato o posticipato e verrà eseguito avvitando o cementando i denti (moncone-corona) agli impianti. Qualora il carico sia differito si eseguirà un secondo intervento per esporre gli impianti e renderli accessibili avvitando un tappo (vite di guarigione) che si può svitare e avvitare all’occorenza. Seguiranno impronta e realizazzione del dente finito.
La scelta di una o dell’altra modalità dipenderà da fattori soggettivi, quali la qualità dell’osso, la presenza di infezioni, l’inserimento di innesti ossei e il tipo di riabilitazione estetico-protesica scelta per il paziente.
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In alcuni casi è possibile pianificare l’intervento grazie a degli esami diagnostici quali la tomografia computerizzata (TC-conebeam), che permettono la preliminare realizzazione di un progetto chirurgico virtuale e la fabbricazione di dime che guidano l’atto chirurgico e il corretto posizionamento degli impianti senza dover tagliare la gengiva, pertanto in modo più semplice e meno invasivo. Quest’ultima procedura ha dei notevoli costi, quindi non ha motivo di essere applicata nell’implantologia standard, inoltre puo’ essere utilzzata qualora sia necessario aumentare i volumi ossei del paziente perché insufficienti a contenere un impianto per la pianificazione dell'intervento ma sarà comunque necessario tagliare i tessuti ed esporre l'osso sottostante.
Per quanto riguarda l’implantologia post-estrattiva immediata cioè il posizionamento degli impianti al momento che si tolgono i denti nel buco prima occupato dalla radice del dente stesso, è stato dimostrato dalla letteratura internazionale che questa procedura è altamente predicibile solo in casi limitati, quindi non va assolutamente applicata di routine perché il rischio è che il riassorbimento non controllato dell’osso lasci scoperta una parte dell’impianto su cui si depositerà la placca dando luogo ad infiammazione cronica con ulteriore riassorbimento osseo fino ad arrivare anche alla perdita dell’impianto in tempi medio-lunghi; la perdita dell’osso che sostiene l’impianto è definitiva, quindi il paziente a causa di una progettazione errata si troverà ad aver problemi infettivi, perdita nuovamente dei denti e la necessita di ricorrere ad una dentiera o ad interventi molto complessi di innesti ossei in reparti ospedalieri di chirurgia Maxillo-Facciale che non hanno sempre esiti favorevoli.
Assolutamente si, inoltre il rischio è molto più elevato per i pazienti che soffrono di piorrea, cioè la malattia ereditaria legata al tartaro che colpisce, distruggendolo, il tessuto di sostegno dei denti (osso-gengiva), ovviamente perché l’osso di partenza presenta infezioni preesistenti datate che comporteranno un maggiore riassorbimento non calcolabile della componente ossea e maggiore è il numero di batteri responsabili della placca e tartaro presenti nel cavo orale che possono aderire alle superfici implantari scatenando ulteriore infiammazione e perdita d’osso dando origine alla “perimplantite”.
I pazienti affetti da piorrea vanno prima curati quando hanno ancora i loro denti ed educati ad avere quelle abitudini che comporteranno un controllo della malattia e poi vanno eseguiti gli impianti; solo in questo modo si potrà dare un successo alla riabilitazione dentale paragonabile ai pazienti che non soffrono di questa malattia di carattere ereditario perché il tartaro si forma anche sugli impianti!!
E’ più corretto parlare di mancata osteointegrazione cioè a volte l’impianto non si integra con l’osso in cui è stato inserito, questo può essere dovuto a:
- Diagnosi e pianificazione errate.
- Uno scorretto intervento chirurgico.
- Scarsa qualità ossea o complicanze infettive.
“ALL ON 4” significa tutto su quattro cioè ridare 10- 12 denti sostenuti da 4 impianti. Questo tipo di trattamento pur avendo un successo dimostrato dalla letteratura scientifica non può essere venduto, come spesso accade, come soluzione “ideale “per due semplici motivi:
- Se madre natura ci ha dato 16 radici naturali per mascella è ovvio che solo 4 impianti non potranno mai svolgere uguale funzione.
- Si tratta di una “dentiera” avvitata sugli impianti con un ingombro, un’estetica, una funzione che non potrà mai essere uguale a quella che ci davano i nostri denti, alla quale ci si può sicuramente molto avvicinare con più impianti e soluzioni protesiche tipo corone o ponti. ALL ON 4 rimane comunque una buon ”compromesso” in caso di scarsa quantità ossea o problemi economici per evitare la semplice dentiera.
I denti sugli impianti a volte possono presentare mobilità che può essere dovuta alla piorrea che colpisce gli impianti (perimplantite) o allo svitamento della vite che serra la corona alla vite in titanio; nel primo caso una diagnosi precoce grazie alla qualità e alla periodicità personalizzata delle sedute di igiene orale potrebbe salvare l’impianto, nel secondo caso è molto importante il tipo di protesi che viene eseguita e la sua corretta taratura tenendo conto delle forze masticatorie che agiscono sul complesso dente-impianto.